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11 Capolavori da non perdere agli Uffizi

Non sempre c’è tempo di visitare un museo con la dovuta calma ecco quindi che può esservi utile una lista delle opere assolutamente da non perdere alla Galleria degli Uffizi.

Prima di tutto sappiate che gli Uffizi sono il museo più visitato a Firenze, ci sono lunghe file per accedervi soprattutto in alta stagione.

A proposito di questo leggete l’articolo su come prenotare l’ingresso prioritario “saltafila” nei vari musei cittadini.

La Galleria degli Uffizi ospita migliaia di opere d’arte tra quadri e sculture antiche e non sempre è facile destreggiarsi nelle sale alla ricerca dei capolavori.

Eccomi in vostro soccorso!

Introduzione

L’ingresso al museo è al secondo piano dell’edificio, dopo lo strappo del biglietto ci si trova nel corridoio di levante, dove sono collocati i ritratti di personaggi illustri e quelli che raffigurano i membri della famiglia Medici.

Il percorso è organizzato in ordine cronologico, seguendo l’ordine delle sale sarà possibile ammirare i capolavori dal più antico al più recente.

La sala delle Maestà

Questa sala è dedicata alla pittura del Duecento e ospita opere provenienti dalle maggiori chiese fiorentine.

Nel vasto ambiente si possono confrontare le tre grandi pale rappresentanti la Madonna in trono con bambino realizzate dai tre artisti più rinomati del periodo: Duccio di Buoninsegna, Cimabue e Giotto.

Tutte e tre le pale sono realizzate con la tecnica della tempera su tavola su fondo oro, tecnica ereditata dalla tradizione bizantina.

Fra le tre opere, sicuramente la più nota è la “Madonna di Ognissanti” di Giotto, dipinta per l’omonima chiesa fiorentina all’inizio del XIV secolo. La tavola mostra gli enormi progressi compiuti dal maestro in merito alla rappresentazione della profondità spaziale, gli angeli, il trono stesso, sono tutti posizionati secondo una prospettiva empirica.

Anche i corpi iniziano a prendere forma, i volumi sono resi attraverso il sapiente impiego del chiaroscuro e i volti appaiono più espressivi e realistici.

Sala del Trecento senese

L’opera certamente cardine di tutta la sala è “L’annunciazione” di Simone Martini, realizzata con la collaborazione del cognato Lippo Memmi nel 1333, per decorare uno degli altari del Duomo di Siena.

Di fronte a quest’opera siamo immediatamente colpiti dall’eleganza e dall’armonia raggiunte dall’artista nel descrivere l’evento religioso.

In quest’opera l’artista unisce il gusto per le linee aggraziate a dettagli di grande realismo.

L’angelo, appena sceso dal cielo, ha le ali spiegate e il drappo ancora svolazzante; dalla sua bocca, come in un moderno fumetto, escono le parole di saluto alla Vergine. La Madonna, sorpresa durante la lettura, si ritrae intimorita.

Sala del Gotico internazionale

In questa sala vi consiglio di soffermare la vostra attenzione sul quadro intitolato ”L’adorazione dei Magi” di Gentile da Fabriano.

L’opera fu commissionata all’artista nel 1420 dal mercante fiorentino Palla Strozzi per la cappella di famiglia.

Gentile rappresenta la storia del viaggio dei Magi come una sorta di fumetto, la processione inizia dalla lunetta di sinistra in cui i Magi, vestiti d’oro, scorgono la stella che indica loro il cammino. Seguendo la linea sinuosa del corteo, li vediamo arrivare presso le mura di Gerusalemme, varcare le porte della città e giungere al cospetto del bambino appena nato in primo piano.

L’artista veste i personaggi con gli abiti sfarzosi tipici della società cortese del suo tempo, ricordandoci l’importanza della tradizione della lavorazione delle stoffe nella Firenze antica.

Gentile inserisce nella scena alcuni particolari realistici come il servitore inginocchiato che sgancia gli speroni di uno dei Magi e numerosi animali esotici come le due scimmiette al guinzaglio o il leopardo che spaventa i cavalli.

Al centro della scena, con un turbante blu e d’orato, con un falcone in mano è rappresentato Palla Strozzi, il committente dell’opera.

Sala del Primo Rinascimento

In questa sala tanti sono i capolavori che potrei descrivervi, ma scelgo il “Dittico dei Duchi di Urbino” di Piero della Francesca dipinto negli anni 70 del XV secolo, rappresentante Federico da Montefeltro e la moglie Battista Sforza.

L’opera è dipinta su due tavolette separate che anticamente erano unite da cerniere che permettevano di aprire e chiudere l’opera come se fosse un libro, ecco perchè sono dipinte su entrambi i lati.

La duchessa ha il volto pallido così come era di moda tra le giovani nobili dell’epoca, mentre la fronte è altissima a simboleggiare una grande intelligenza.

La stessa attenzione per il dettaglio la ritroviamo nel ritratto di Federico da Montefeltro, dove sono ben visibili i nei e l’indimenticabile naso adunco causato da un incidente avvenuto durante un torneo in cui aveva perduto anche l’occhio destro.

Sul retro sono rappresentati i carri che portano in trionfo la coppia.

Sala del Botticelli

In questa sala sono conservati i capolavori dell’artista fiorentino Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, detto Botticelli.

Impossibile non soffermarsi di fronte ai due capolavori del maestro: “La primavera” e la “Nascita di Venere”.

Le opere furono commissionate da Lorenzo il Magnifico come regalo di nozze per il cugino Pierfrancesco e anticamente erano collocate nella Villa Medicea di Castello.

 

“La primavera”: L’opera fu dipinta negli anni 80 e rappresenta un meraviglioso agrumeto dove si inseriscono figure mitologiche. L’opera va vista da destra verso sinistra e rappresentano in ordine Zefiro (Dio del vento, rappresentato in blu mentre soffia forte), la Ninfa Clori che dall’unione con Zefiro da vita alla Dea Flora (vestita di un elegante manto bianco decorato con i fiori della primavera). Al centro è ben visibile Venere, rappresentata di fronte ad una siepe di mirto, con suo figlio Cupido che volando scaglia frecce verso le tre grazie che ballano in cerchio. All’estrema sinistra si riconosce Mercurio, messaggero degli dei con i suoi attributi (il petaso e i calzari alati) che è in atto di disperdere le nuvole con il caduceo.

“La nascita di Venere”: Non si esagera se si dice che questo quadro è il simbolo degli Uffizi nel mondo.

L’opera, coeva alla precedente, rappresenta la Nascita di Venere, storia scritta da Ovidio nel suo libro “Le Metamorfosi”.

Al centro Botticelli rappresenta Venere, che appena nata approda sull’isola di Cipro a bordo di una conchiglia, dove la aspetta l’ora della Primavera (è una delle ninfe che regolano lo scorrere delle stagioni ed è raffigurata come una figura femminile che attende Venere porgendole un mantello fiorito). Sulla sinistra sono rappresentati i due venti che spingono la conchiglia verso la costa.

La posa della dea richiama le sculture classiche, come la celebre Venere dei Medici, che potrete osservare più avanti nella sala della Tribuna.

Il viso lievemente inclinato, i lineamenti delicati e lo sguardo assorto la accomunano alle dolci Madonne botticelliane che potrete vedere in questa sala.

La Tribuna

È indubbiamente la mia sala preferita. Si trova a metà del primo corridoio, ha una forma ottagonale e fu progettata dal poliedrico artista manierista Bernardo Buontalenti su commissione di Francesco I de’ Medici.

La sala rappresenta i quattro elementi del mondo con espedienti architettonico decorativi: il fuoco è rappresentato dai velluti rossi alle pareti, la terra dai marmi del pavimento, l’acqua dalle migliaia di madreperle provenienti dall’oceano Indiano e l’aria dalla rosa dei venti visibile in alto sulla cupola.

La Tribuna è uno dei luoghi più antichi del museo, dove anticamente erano collocate le opere più importanti, le rarità e gli oggetti preziosi della collezione medicea.

Al centro della sala, dietro al tavolo centrale è ben visibile la Venere Medici, scultura greca che molto ricorda nella posa la Venere dipinta da Botticelli nel quadro sopra descritto.

Sala di Leonardo

In questa sala ci sono tre opere di Leonardo, io ve ne consiglio una.

“L’annunciazione” fu dipinta da Leonardo all’età di 20 anni.

La scena si svolge nel cortile di un palazzo rinascimentale riconoscibile dai blocchi di pietra serena tipici dell’architettura fiorentina.

L’angelo, appena disceso dal cielo, si inginocchia di fronte a Maria benedicendola. Le sue ali ancora spiegate sono dipinte con precisione naturalistica ricordando lo studio della natura sempre alla base delle opere di Leonardo.

La Vergine non sembra sconvolta dalle parole dell’angelo; al contrario accetta con sicura fermezza la volontà di Dio.

Nel paesaggio sullo sfondo, introdotto dai tipici cipressi toscani, riconosciamo un esempio della celebre prospettiva aerea leonardesca (detta anche “sfumato”): la lontananza della cittadina sul lago e delle montagne rocciose è resa attraverso il progressivo sfumare dei colori e dei contorni che piano piano si perdono nella foschia dell’orizzonte.

Sala di Michelangelo e Raffaello

Imperdibile in questa sala è il “Tondo Doni” realizzato da Michelangelo fra il 1506 e il 1507.

L’opera attira l’attenzione di tutti per i suoi colori brillanti e per la tecnica con cui sono raffigurati i corpi, possenti e vigorosi.

In primo piano è raffigurata la sacra famiglia, sullo sfondo figure di nudi che rappresentano il mondo pagano prima dell’avvento di Cristo e sulla destra San Giovanni Battista.

L’opera fu commissionata dai coniugi Doni, ritratti da Raffaello in due quadri che si trovano nella stessa stanza nella teca a sinistra.

Il dipinto è tra i pochi esposti in Galleria a conservare la cornice originale, disegnata da Michelangelo stesso.

Sala dei ritratti del Bronzino

Passata la caffetteria, scesi al primo piano, vi consiglio di soffermarvi davanti ai quadri di Bronzino, pittore fiorentino vissuto nel 1500 che si specializzò nella realizzazione di ritratti di corte.

Il mio quadro preferito è certamente il “Ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni”, moglie di Cosimo I de’ Medici.

Incredibile l’abilità del pittore nel rendere ogni piccolo dettaglio, la veste, gli accessori, il viso pallido e bellissimo.

Sala di Tiziano

“La venere di Urbino”: è una delle opere di Tiziano più conosciuta al mondo.

L’opera arrivò a Firenze grazie all’eredità di Vittoria della Rovere, che si sposò con Ferdinando II de’ Medici, insieme al dittico dei Duchi di Urbino di Piero della Francesca già citato sopra.

L’opera era stata commissionata da Guidobaldo II della Rovere per la moglie, Giulia Varano che all’epoca aveva solo 15 anni.

Guidobaldo volle che la Venere avesse le sue sembianze per suggerirle i piaceri di un felice amore coniugale. Questa ipotesi è avvalorata dalla presenza, ai piedi della fanciulla, di un cagnolino addormentato, simbolo di fedeltà.

La giovane è adagiata sul letto mentre, sullo sfondo, due serve le cercano gli abiti in un cassone.

Sale di Caravaggio e seguaci

Fra le tre opere di Caravaggio agli Uffizi direi di non perdervi “Medusa”.

Non si tratta di un vero e proprio quadro, ma è uno scudo, ricoperto da una tela dipinta ad olio dall’artista milanese alla fine del XVI secolo.

L’opera fu commissionata dal Cardinal Del Monte, amico della famiglia Medici, alla quale fu donata per essere esposta fin da subito al secondo piano della Galleria degli Uffizi.

Evidentemente si tratta di uno scudo da parata, mai utilizzato in guerra, ma solo per cerimonie e sfilate.

Medusa è una figura mitologica mostruosa, una donna con i capelli fatti di serpenti e che riesce a pietrificare le persone solo con lo sguardo.

Anche se è già stata decapitata, come si vede dagli zampilli di sangue che sgorgano dal collo, Medusa sembra ancora viva, con gli occhi che roteano atterriti e la bocca spalancata.

Eccoci arrivati alla fine di questo tour virtuale alla Galleria degli Uffizi.

Questa è solo una veloce introduzione di ciò che vedremo insieme durante il tour, spero di avervi incuriosito e di incontrarvi presto per raccontarvi altri aneddoti e curiosità sui capolavori esposti alla Galleria degli Uffizi!

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